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Gli edifici a consumi zero sono uno degli argomenti su cui più si discute ultimamente, e sono molti a chiedersi se davvero sia possibile costruire case di questo tipo a costi ragionevoli (non siamo qui interessati ad esperimenti senza applicazioni concrete), superando il concetto di casa passiva per arrivare direttamente ai net-zero, come vengono definiti nel mondo anglosassone. Ovviamente il segreto è nella produzione di una certa quantità di energia da parte della casa, che compensa o addirittura supera quella consumata. La casa è comunque connessa alla rete elettrica tramite il contatore, ma questo registra gli eventuali crediti di energia quando quella consumata è minore di quella prodotta: se il bilancio alla fine dell’anno è zero o addirittura negativo, la casa viene definita net-zero.
Le tecnologie utilizzate sono quelle già note ed ampiamente disponibili, dall’isolamento termico delle pareti e del tetto, agli infissi ultraefficienti fino agli impianti solare termico e fotovoltaico per la produzione di energia elettrica. In questo modo sarebbe possibile già oggi, secondo le ricerce dell’ingegner Paolo Torcellini, del DOE’s National Renewable Energy Laboratory (NREL), azzerare i consumi del 47% degli edifici commerciali americani, percentuale che potrebbe addirittura arrivare al 62% entro il 2025. Valori elevatissimi, soprattutto se si considera che gli edifici commerciali, insieme alle abitazioni private, sono responsabili di un’enorme parte della produzione di CO2 e di consumi energetici.
Certo è che una casa a consumi zero deve essere progettata fin dall’inizio per ottenere questo risultato, con un approccio integrato alla progettazione che faccia ampio uso dei software di modellazione energetica fin dalle prime fasi del progetto. Ed ovviamente la posizione geografica dell’edificio gioca un ruolo fondamentale, visto che mantenere caldo d’invernoe fresco d’estate un capannone o una casa nel mite clima mediterraneo è cosa ben diversa da uno stesso edificio situato in Scandinavia o sulle Alpi.
Contrariamente a quello che si pensa poi, gli edifici di grandi dimensioni sono anche i più facilmente adattabili, visto che lo spazio per i pannelli solari fotovoltaici ad esempio è più facilmente disponibile, ma soprattutto occorre che anche gli abitanti della casa facciano la loro parte, modificando le proprie abitudini e riducendo tutti quei consumi dovuti ad apparecchiature in stand-by o peggio lasciate accese tutta la notte. Non occorre ribadire ai nostri lettori come il tenere il riscaldamento acceso continuamente a temperature tropicali, come purtroppo continua ad avvenire in molti condimini, è uno dei comportamenti peggiori per il risparmio energetico e per l’ambiente, e che anche solo un grado di temperatura in meno in casa consente di ottenere notevoli risparmi.
Il tutto però deve essere disponibile per i cittadini a costi non troppo lontani da quelli di un’abitazione tradizionale, mentre purtroppo – soprattutto in Italia – molte aziende propongono soluzioni con costi che vanno al di là del semplice vantaggio economico ottenibile con una casa a consumi zero.